Il numero delle persone che sperimentano reazioni avverse ad alcuni cibi è in costante aumento. Tuttavia, il percorso per identificare allergie, intolleranze e sensibilità alimentari spesso risulta complesso.
Le differenze, i sintomi, i test fasulli e il rischio del fai-da-te nella diagnosi, sono state indagate dal Professore Enzo Spisni nel suo libro “Siamo Tutti Intolleranti”, in cui indica la strada da seguire.
Allergie, primo passo
Spesso viene ignorata la differenza tra allergia e intolleranza. Vengono eliminate intere categorie di cibi, sulla base di test che in realtà non sono validi. Il primo sintomo da considerare è la severità della reazione a un determinato cibo. Spisni suggerisce di distinguere tra sintomi gastrointestinali (mal di pancia, gonfiore) e sintomi più gravi come vomito o problemi cutanei, che richiedono l’attenzione di un allergologo. In pratica, se la sintomatologia è forte bisogna rivolgersi a un allergologo, altrimenti a un gastroenterologo. L’analisi delle immunoglobuline di tipo E, tramite esami del sangue, è la chiave per identificare allergie alimentari.
Terapie per le allergie
Le terapie per le allergie alimentari sono farmacologiche e servono a prevenire reazioni gravi. Un altro approccio è invece la desensibilizzazione che coinvolge dosi minime di allergeni per riabituare gradualmente il corpo. Va concordato con l’allergologo e, se efficace, può ridurre il rischio di gravi reazioni.
Intolleranze e Sensibilità, il secondo passo
Se i sintomi sono meno gravi e si manifestano principalmente a livello gastrointestinale, è probabile che si tratti di intolleranza o sensibilità. Un gastroenterologo sarà il professionista da consultare, e i test delle intolleranze alimentari, focalizzati su zuccheri come lattosio, saccarosio e fruttosio, possono essere utili. Gestire un’intolleranza alimentare non significa sempre eliminare completamente un cibo, ma piuttosto adattarsi gradualmente per ridurre i sintomi.
Intolleranza e sensibilità, una guida pratica
L’intolleranza alimentare è una condizione diversa dalla sensibilità. La prima non coinvolge il sistema immunitario ed è prevalentemente un problema digestivo, con sintomi a livello gastrointestinale come mal di pancia o gonfiore. Al contrario, la sensibilità coinvolge il sistema immunitario e può provocare sintomi “extra-intestinali” come stanchezza cronica, fatica e mal di testa. Inoltre molte di queste problematiche si sovrappongono a malattie funzionali dell’intestino, come la sindrome dell’intestino irritabile, rendendo necessario escluderle inizialmente. Lo specialista, dopo aver escluso problematiche gastrointestinali più gravi, può indirizzare verso i “test delle intolleranze”.
Test delle Intolleranze
Questi test, noti come “test del respiro”, sono focalizzati su alcune categorie di alimenti, specialmente gli zuccheri come lattosio, saccarosio e fruttosio. Questi test misurano la presenza di idrogeno, risultante dalla fermentazione nell’intestino e serve a comprendere come il corpo reagisce a determinati cibi.
Gestire l’intolleranza
Se, ad esempio, si è intolleranti al lattosio, la soluzione non è per forza escludere l’alimento dalla dieta. Infatti, le intolleranze sono spesso quantitative, con i sintomi che si manifestano con quantità consistenti di cibo. Nel caso del lattosio, ridurre gradualmente la quantità di latte potrebbe essere la soluzione, per abituare il corpo a tollerare livelli inferiori e far scomparire la sintomatologia.
Dieta di esclusione
In caso di sintomi lievi, Spisni consiglia di intraprendere una “dieta di esclusione” sotto la guida di un nutrizionista. Escludendo sospetti cibi per tre settimane e poi reintroducendoli gradualmente, si possono identificare empiricamente gli alimenti responsabili dei fastidi. Questo metodo evita il pericolo dell’imbuto nutrizionale, una trappola comune derivante da test non validati.
L’imbuto nutrizionale e le trappole dei test
L’imbuto nutrizionale è un rischio quando, alla ricerca della causa dei disturbi, si inizia a escludere cibi in base a test non validati. I test non scientifici, infatti, possono generare falsi positivi e portare a diete troppo restrittive che non fanno altro che aumentare le intolleranze, disabituando l’intestino a determinati cibi.
Intolleranze in aumento, cause ambientali
Spisni sottolinea l’incremento delle allergie e intolleranze alimentari, dovuto ai cambiamenti ambientali. La nascita in ambienti urbani e l’esposizione ad alimenti industriali con additivi possono influire negativamente sul microbiota intestinale e sul sistema immunitario. Difatti l’intestino si indebolisce e aumenta il rischio di reazioni indesiderate.
Scelte alimentari consapevoli
Sebbene non sia sempre possibile influire sull’ambiente, Spisni suggerisce di fare scelte alimentari consapevoli. Optare per prodotti biologici, evitare cibi con una lista di ingredienti lunga e preferire cibi grezzi ai piatti pronti, sono scelte che riducono l’esposizione a sostanze nocive e favoriscono la costruzione di un sistema immunitario robusto.
In altre parole, mentre le cause ambientali contribuiscono all’aumento delle intolleranze, fare scelte alimentari consapevoli può essere un passo verso la gestione di queste condizioni.



