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L’intelligenza artificiale modifica la memoria umana? Gli scienziati se lo chiedono da tempo e hanno coniato il concetto di “amnesia digitale” per spiegare il fenomeno. Si riferisce al dimenticare informazioni sapendo che un dispositivo le ricorderà per noi.

La tendenza non è nuova. Dall’invenzione della scrittura, l’uomo ha delegato la memoria a supporti esterni. Ma l’AI generativa sta portando questa tendenza a un livello più profondo. Strumenti come ChatGPT e i motori di ricerca avanzati stanno diventando estensioni del nostro pensiero.

Secondo alcuni esperti, il rischio è un declino delle capacità cognitive. Altri, invece, sostengono che delegare informazioni possa liberare spazio per compiti più complessi. La scienza non ha ancora una risposta definitiva.

I rischi dell’amnesia digitale

I sistemi di intelligenza artificiale stanno entrando nelle abitudini quotidiane. A differenza della ricerca su internet tradizionale, l’AI non si limita a restituire informazioni, ma le crea. Questo potrebbe influenzare il meccanismo con cui viene creata la memoria.

Un rischio è il declino della memoria attiva. Se il cervello non esercita la capacità di ricordare, perde efficienza. Uno studio dell’Università di Oxford ha evidenziato che l’uso frequente del GPS riduce la memoria spaziale. Non ci sono prove definitive che l’AI abbia effetti simili, ma alcuni ricercatori ipotizzano conseguenze analoghe.

Altro problema: le informazioni false. I modelli linguistici come ChatGPT generano contenuti nuovi. Questo li rende fonti potenzialmente inaffidabili. Se una persona assimila un’informazione errata, potrebbe trattarla come un ricordo reale.

Un caso esemplare sono i Deadbot, avatar digitali creati dall’AI per riprodurre persone decedute. Questi strumenti possono far dire ai defunti cose mai dette, alterando la percezione dei ricordi. Anche le piattaforme come Google Photos, che usano l’AI per generare “momenti” dai contenuti archiviati, potrebbero influenzare il modo in cui ripensiamo al nostro passato.

AI e ricordi inaffidabili: il rischio di credere di sapere

La memoria non è solo un archivio. È un processo attivo che modella il nostro modo di pensare. L’AI potrebbe darci l’illusione di sapere più di quanto sappiamo davvero.

Elizabeth Marsh, della Duke University, ha studiato il fenomeno. Secondo le sue ricerche, le persone tendono a sovrastimare la propria conoscenza se sanno di poter accedere facilmente alle informazioni.

Questo problema si accentua con l’AI generativa. Gli utenti spesso accettano le risposte fornite senza verificarne la correttezza. Jason Barton, del Max Planck Institute for Human Development, avverte: «Affidarsi all’AI senza riflettere potrebbe indebolire capacità cognitive essenziali, specialmente tra gli studenti».

Il rischio è una memoria sempre più dipendente da strumenti esterni. Ma gli errori nei modelli AI possono trasformarsi in convinzioni sbagliate difficili da correggere.

Chi controlla la nostra memoria?

Memoria: due mani meccaniche racchiudono un cervello con la scritta AILa dipendenza dall’AI pone un’altra questione: chi controlla le informazioni che memorizziamo?

Pochissime aziende dominano il settore dell’intelligenza artificiale. I loro modelli decidono quali dati fornire agli utenti. Questo potrebbe influenzare il modo in cui le persone formano opinioni, ricordano il passato e interpretano la realtà.

Secondo uno studio della Stanford University, gli algoritmi personalizzati possono modellare le convinzioni politiche. L’AI potrebbe fare lo stesso con la memoria, amplificando certi fatti e oscurandone altri.

Conclusione

L’AI sta trasformando il modo in cui cerchiamo e archiviamo informazioni. L’umanità ha sempre delegato parte della memoria a strumenti esterni. Ma la differenza con il passato è che oggi non ci limitiamo a conservare informazioni: le intelligenze artificiali le modificano e le riscrivono.

Il dibattito è aperto. Gli effetti dell’AI sulla memoria umana sono ancora in fase di studio. Ma una cosa è chiara: ricordare non è solo conservare informazioni, è anche scegliere cosa vale la pena trattenere nella mente.

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