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La distimia, nota anche come disturbo depressivo persistente, è una forma cronica di depressione che rientra nei disturbi dell’umore. È definita dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) come un disturbo caratterizzato da sintomi depressivi continui per almeno due anni consecutivi. Durante questo periodo, non devono verificarsi intervalli di benessere superiori a due mesi consecutivi.

La distimia presenta una sintomatologia meno intensa rispetto alla depressione maggiore, ma con un andamento più duraturo. Rientra nella categoria dei disturbi dell’umore, che includono anche la depressione maggiore, e che si contraddistinguono per alterazioni persistenti dello stato emotivo, con ripercussioni significative sulla vita quotidiana. Può compromettere relazioni sociali, attività lavorative e altre aree del funzionamento individuale. Spesso è associata ad altre patologie croniche o disturbi psichiatrici.

La prevalenza stimata della distimia varia tra il 2% e il 5% della popolazione generale e colpisce con maggiore frequenza le donne. L’esordio avviene comunemente durante l’adolescenza o nella prima età adulta. Ad approfondire ogni aspetto è il dottor Francesco Cuniberti, psichiatra presso Humanitas San Pio X, attraverso le pagine del centro di ricerca. Secondo lo specialista, la diagnosi di disturbo depressivo persistente ha unificato le precedenti classificazioni di disturbo distimico e di depressione maggiore cronica, riflettendo meglio la natura prolungata del disturbo.

Sintomi della distimia: come si manifesta

I sintomi della distimia devono essere presenti per almeno due anni, con umore depresso per la maggior parte del giorno e quasi tutti i giorni. Questi sintomi, pur non essendo gravi come quelli della depressione maggiore, possono influenzare significativamente la qualità della vita. Le persone con distimia tendono a mostrare una ridotta capacità di provare piacere nelle attività quotidiane. Tra i sintomi più comuni si osservano umore depresso persistente, ridotto interesse per le attività abituali, bassa autostima, difficoltà di concentrazione, indecisione, senso di disperazione, alterazioni dell’appetito, disturbi del sonno e affaticamento cronico.

Questi sintomi possono mantenersi costanti nel tempo, determinando una compromissione dell’efficienza lavorativa, delle relazioni interpersonali e del benessere generale. Chi soffre di distimia può anche sperimentare episodi di depressione maggiore. In questo caso si parla di doppia depressione, condizione in cui la distimia costituisce il disturbo di base sul quale si innestano fasi di peggioramento sintomatico temporaneo.

Differenze con la depressione maggiore

La differenza principale tra distimia e depressione maggiore riguarda la durata e l’intensità dei sintomi. La depressione maggiore si presenta con episodi acuti e intensi, mentre la distimia ha un decorso continuo e meno severo. Le persone con distimia spesso non percepiscono i sintomi come manifestazioni di una malattia, ma come caratteristiche della propria personalità.

Questo contribuisce alla sottovalutazione del disturbo e al ritardo nella diagnosi. La distimia può essere considerata una condizione cronica, caratterizzata da uno stato emotivo di insoddisfazione, senso di stagnazione, assenza di aspettative positive e ricordi limitati di momenti di benessere. Le persone con distimia tendono a rimuginare su eventi passati o su problemi attuali, innescando un circolo vizioso che alimenta la persistenza dei sintomi depressivi. Questo andamento cronico riduce la capacità di progettare il futuro e ostacola la ricerca di soluzioni concrete.

Come si cura la distimia: diagnosi, terapie e supporto

La diagnosi di distimia può risultare complessa poiché molte persone non cercano aiuto, considerano i sintomi come parte del proprio carattere e mantengono una parziale funzionalità nella vita quotidiana. Questo fenomeno contribuisce alla mancata individuazione del disturbo e alla possibilità che evolva in forme più gravi come la depressione maggiore. Il trattamento della distimia è simile a quello previsto per la depressione maggiore e si basa su due approcci principali: la psicoterapia e la farmacoterapia. Quest’ultima deve essere prescritta da uno specialista e seguita sotto controllo medico.

La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, è utilizzata per modificare i pensieri negativi e i comportamenti disfunzionali. Questo tipo di terapia può contribuire al recupero delle capacità relazionali e professionali compromesse. La farmacoterapia prevede l’uso di antidepressivi specifici. In aggiunta alle terapie standard, è consigliato intervenire anche sullo stile di vita, spiega lo psichiatra.

L’attività fisica regolare può contribuire a migliorare l’umore e a ridurre i sintomi. Una dieta bilanciata e una routine quotidiana regolare possono aiutare a gestire la condizione nel lungo periodo. Un altro elemento rilevante per il trattamento è rappresentato dalla rete di supporto. La presenza di familiari e amici può influire in modo significativo sul successo terapeutico, offrendo un sostegno emotivo e favorendo l’aderenza ai percorsi di cura. L’attenzione alla distimia deve rimanere alta anche nei contesti clinici, dove il rischio è quello di sottovalutare un disturbo che, se trascurato, può determinare un aggravamento della condizione psichica della persona, conclude lo specialista.

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