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L’atteggiamento protezionistico di Donald Trump, caratterizzato dall’imposizione di dazi, solleva interrogativi sul futuro della globalizzazione e sulla tenuta dei principi democratici. Juan Carlos Palacios Cívico, docente all’Università di Barcellona, offre una lettura approfondita di questo fenomeno, su The Conversation, mettendo in luce le contraddizioni e le implicazioni economiche e politiche.

Dazi e tensioni commerciali

Palacios Cívico evidenzia come, contrariamente al motto liberale “con il libero scambio vincono tutti”, il protezionismo sembri condurre a una situazione in cui “perdono tutti”. La recente escalation della crisi dei dazi tra Stati Uniti e Canada esemplifica il gioco di potere in atto. Il governo dell’Ontario ha risposto alle minacce di Trump, annunciando un dazi del 25% sull’elettricità (che serve molti Stati US), scatenando una reazione immediata. Trump ha minacciato a sua volta di aumentare i dazi su acciaio e alluminio canadesi al 50%. La situazione si è poi risolta con la sospensione dei dazi sull’elettricità e la ritrattazione di Trump.

La risposta dell’Unione Europea ai dazi di Trump

Anche dall’altra parte dell’Atlantico, la Commissione Europea ha reagito alle minacce di dazi statunitensi sull’acciaio con misure mirate contro prodotti americani. La narrazione di Trump, apparentemente contraria agli interessi delle imprese statunitensi, richiede un’analisi approfondita dei benefici del libero scambio e della posizione unica degli Stati Uniti, secondo l’autore. Molti esperti ipotizzano che quella di Trump sia solo una strategia per esercitare un potere e che non abbia un vero piano da portare avanti.

Il libero scambio e gli interessi degli Stati Uniti

L’autore sottolinea come gli Stati Uniti, una volta acquisita una posizione di superiorità tecnologica, abbiano promosso il libero scambio come strumento per tutelare i propri interessi. La globalizzazione, in questo contesto, ha permesso di delocalizzare la produzione in paesi come la Cina, mantenendo bassi i costi e aumentando i profitti delle imprese statunitensi.

La Cina e la nuova strategia economica

Tuttavia, negli ultimi anni la Cina ha cambiato strategia, concentrandosi sulla produzione di beni ad alto valore aggiunto. Cellulari, auto elettriche e intelligenza artificiale cinesi hanno conquistato il mercato statunitense. Questa evoluzione rende il protezionismo uno strumento potenzialmente utile per difendere gli interessi delle imprese statunitensi, che si trovano a competere con prodotti cinesi tecnologicamente avanzati.

L’Indice di Globalizzazione e il secondo mandato di Trump

Nonostante le politiche di Trump, l’indice di globalizzazione KOF non ha subito variazioni significative durante il suo primo mandato. Tuttavia, l’autore avverte che il secondo mandato potrebbe essere differente, con Trump intenzionato a realizzare pienamente la propria agenda, che include l’uso politico dei dazi e una nuova corsa agli armamenti.

Il “Privilegio Esorbitante” del Dollaro e il Trilemma di Rodrik

Palacios Cívico analizza il “privilegio esorbitante” del dollaro. L’autore mette in guardia sui rischi di una deglobalizzazione, che danneggerebbe gli interessi del capitale statunitense. Il dollaro, come valuta di riserva globale, conferisce agli Stati Uniti un “privilegio esorbitante”, permettendo di finanziare deficit di conto corrente senza rischi.

Infine, l’autore richiama il trilemma di Dani Rodrik. L’economista Rodrik sostiene che globalizzazione, democrazia e sovranità nazionale sono incompatibili. Trump, secondo l’articolo, sembrerebbe voglia mantenere la globalizzazione, a scapito della democrazia.

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